Rapporto-autovalutazione - Pitagora-Taranto "POLO COMMERCIALE"

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INTRODUZIONE AL RAV
Le attività messe in atto in Europa e nel mondo per valutare il livello di produttività (rapporto risorse-prodotto in uscita per unità di lavoro/tempo) delle istituzioni scolastiche, rientra in un ampio progetto di governance (pratiche di governo-governabilità) di stampo neo-liberale. Quest’ultimo non rappresenta solo un modello economico, basato sul mercato e sui meccanismi di concorrenza diversamente controllati dagli Stati all’interno di quadri internazionali (a esempio l’Unione Europea), ma è un modello culturale e sociale. Esso fa del comportamento concorrenziale, dell’individualismo dell’uomo-imprenditore di se stesso, della flessibilità, della meritocrazia, un vasto sistema di mitologie di sviluppo continuo e di presunto benessere per tutti. Elementi smentiti dalle evidenze economico-sociali prodotte dalle crisi succedutesi nell’arco degli ultimi 7/8 anni.
 
La valutazione è funzionale all’immissione, anche delle imprese pubbliche, nel mercato dei beni materiali e immateriali. L’azienda-scuola, voluta da governi di centro-sinistra, è entrata in questo regime di concorrenzialità mercantile e culturale, giocato non solo verso il settore retto dai privati, ma fra gli stessi istituti a conduzione pubblica.

Il Rapporto di Autovalutazione (RAV), è un dispositivo atto agli scopi di cui su. La pretestuosa messa in relazione fra la capacità di autovalutarsi (in realtà come vedremo poco auto, considerato che i parametri sono vincolanti), rispetto al capitale umano impiegato, agli interessi che ruotano intorno all’istruzione (gli stakeholders), alle prospettive di miglioramento misurate sugli esiti dell’apprendimento scambiati per i processi, sono gli elementi di tale dispositivo.
Esso mira a classificare gli istituti scolastici con lo scopo di punire valutando (come chiaramente prevede il documento La Buona Scuola), lasciando ai docenti la sensazioni di essere protagonisti (nel merito e nel demerito) di miglioramenti/peggioramenti del sistema-scuola, in maniera assolutamente autarchica. Ogni scuola per sé, in modo completamente distaccato dai fattori sociali, tipici di territori devastati dalla crisi, e dalle influenze a lungo termine di scriteriate politiche scolastiche.
 
Il RAV non sarà un’occasione per le scuole per un lavoro di base, autentico, fattivo di pratiche cooperative, come vuole qualsiasi teoria e pratica di indagine “ecologica”. Quest’ultima prevede la partecipazione di tutti gli attori e una lunga osservazione basata su ipotesi lasse, ribaltabili, riformulabili. A parte qualche richiamo formale, in margine alle schede, si evince dalle sezioni e dal tenore delle domande, che famiglie e studenti non sono implicati. I richiami al contesto e al territorio sono di tipo statistico.
 
Il RAV costituirà la prova che vanno confermati i programmi che il Governo ha in serbo per la privatizzazione strisciante delle scuole pubbliche.
 
I rapporti di forza sono molto diseguali, a svantaggio di chi ha a cuore la scuola e il futuro del paese. Troppo forte e articolato l’attacco condotto da associazioni, fondazioni, circoli, legati agli interessi industriali, finanziari e privati, fonte di ispirazione per l’INVALSI, insieme alle raccomandazioni dell’Europa, a cui qualcuno, timidamente, prova pure a sottrarsi. In ogni caso, è sempre possibile mettere in atto contro-condotte che inceppino la macchina e producano altre ipotesi e soluzioni. Un pensiero altro, opposto al potere-condotta.
 
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